Il corpo di una mamma risponde a diverse situazioni e il rilascio del latte risulta essere influenzato dallo stesso stato d’animo della mamma che, per effettuare tale operazione in modo veloce e rilasciandone una gran quantità, deve trovarsi in uno stato d’animo calmo e tranquillo e operare in un contesto rilassato per facilitare la calata del latte. Non accade spesso che un neonato oggi si faccia attendere.
Quando una mamma è in attesa, infatti, sembra che si senta quando è giunto il momento fatidico di dare alla luce il proprio bebè, eppure anche quando lo si percepisce come un avvento quanto più prossimo possibile, il parto può diventare sempre più un evento lontano, e questo accade quando il neonato ha deciso di restare ancora per un po’ nel pancione della mamma.
Come usare il tiralatte prima del parto
Infatti, quando la data fatica è bella che superata la mamma inizia giustamente a preoccuparsi che le cose non stiano proseguendo come da copione, e inizia a preoccuparsi al punto che oltre al proprio ginecologo, si affida anche alla tradizione popolare secondo la quale esistono diverse e numerose manovre che sembrano favorire l’inizio del travaglio e indurre finalmente la nascita del bimbo.
Le nonne dovrebbero conoscere molto bene questi segreti tra mamme, anzi molto probabilmente li hanno applicati loro stesse e suggeriti alle proprie figlie al momento opportuno, eppure oggi molte tradizioni popolari sono andate perse ma non queste che riguardano il parto. Sembra che la manovra più efficace che riesca a contribuire alla nascita del bebè, sia la stimolazione dei capezzoli. Sarà una cosa banale e può facilmente essere classificato come il classico rimedio della nonna, eppure sembra funzionare sul serio e sembrerebbe che dietro la ‘tradizione’ si nasconda un fondamento scientifico.
Indurre il parto col tiralatte
La stimolazione dei capezzoli, infatti, in una donna incinta che è in procinto di partorire da un momento all’altro favorirebbe la nascita del bebè: andando a stuzzicare i capezzoli si otterrebbe la secrezione e il rilascio di ossitocina: bisogna sottolineare come questa sia proprio la sostanza che viene somministrata via endovena alla gestante in tutti quei casi in cui il medico si trova a dover indurre le doglie e quindi il parto. L’ossitocina, infatti, andrebbe a stimolare le contrazioni delle pareti muscolari uterine il che favorirebbe l’inizio del travaglio e la discesa del feto verso il canale del parto.
Per innescare la miccia che dia il via al travaglio tipico del parto, quindi, basta stimolare i capezzoli: la futura mammina può farlo in diversi modi, per esempio in maniera manuale e può sfregare i capezzoli ai polpastrelli delle mani per alcuni secondi ogni due o tre minuti per un’ora. Altrimenti è possibile ricorrere all’azione stimolante del tiralatte, e ciò rappresenterebbe uno dei pochi casi in cui si andrebbe a usare il tiralatte prima e non dopo la nascita del neonato. naturalmente bisogna prestare attenzione a quando usare questo metodo di stimolazione fai da te per far indurre il parto: infatti, è sempre preferibile che l’induzione delle contrazioni avvenga proprio negli ultimi giorni prima della gravidanza, dopo aver raggiunto il termine prestabilito e nel caso in cui il neonato non sia ancora nato.