Contrariamente a quanto molti pensano, tirarsi il latte non è un piacere. Anzi, spesso è tutto il contrario: un dovere, in buona parte dei casi. Una sofferenza, in diversi altri. Un vero e proprio obbligo, se il tuo bambino è nato prematuro ed è costretto a restare nell’incubatrice, magari per mesi: in questo caso, sarà anche a livello psicologico un mezzo per non sentirsi inutile e inadeguata come mamma, e il sistema più utile per fornire al tuo piccolissimo tutte le sostanze che gli o le sono necessarie, e che non è abbastanza grande e forte per popparsi da solo.
Quale che sia la motivazione, a volte il tiralatte è utile. Al giorno d’oggi non è facile rinunciare ad uno stipendio, e per quanto la normativa sulla gravidanza e l’allattamento in Italia sia anche più generosa che in altri paesi, continuare ad allattare dopo il terzo o quarto mese, se non stai a casa, può essere difficile se non impossibile.
Ma tirarsi il latte è sempre possibile, quando vi sia la motivazione giusta. Se sai che al tuo piccolino (o piccolina!) il tuo latte fa bene, ma tu non puoi essere presente per darglielo, la soluzione più giusta sarà il tiralatte e una scorta giornaliera di latte da consegnare alle tate del nido o alla nonna o a chi si prenderà cura del bambino.
Sembra facile!
Solo che usare il tiralatte non è sempre così facile. Perché forse non sai che è la presenza del tuo bambino, nella maggior parte dei casi, a stimolare la produzione di ossitocina e di latte. E’ il vederlo, il sentirlo, l’odorarlo (anche!) che ti fa venire voglia di nutrirlo. Si tratta di un meccanismo complesso di natura fisio-psicologica: e, come potrai capire bene se ti ci sei già trovata, dare il latte a un tiralatte non è, proprio, la stessa cosa.
L’elemento più importante da ritrovare è il bambino stesso: se vuoi tirarti del latte per metterlo da parte, cerca magari di avere il bambino vicino o, se non puoi, di visualizzarlo, cercando di sentirlo tra le tue braccia, di sentirne l’odore e il peso. Questo, vedrai, ti aiuterà.
Altro fattore da non sottovalutare è il relax. Stare in tensione con i muscoli contratti non aiuta a far uscire il latte. Ecco perché molte marche di tiralatte insistono sulla necessità del relax, di una poltrona confortevole, della sensazione benefica di fare qualcosa di giusto e di buono per il proprio figlio. Quindi trova il modo di rilassarti, visualizzando il tuo bambino se non l’hai vicino e ascoltando musica, o leggendo, o ancora – chissà – facendo un gioco sul tablet.
Il latte ottenuto per “depressione”
Molti tiralatte di ultima generazione sono dotati di una doppia fase: nel senso che cercano di replicare, per quanto possibile, il meccanismo di produzione del latte, effettuando prima una fase di stimolazione del seno e dei dotti circostanti (cosa che il bambino fa spesso con le manine, l’avevi notato? E’ la stessa cosa che fanno i gattini quando poppano), ottenendola per mezzo di cuscinetti in silicone posti all’interno della coppa del tiralatte stesso, e facendola poi seguire dalla fase di estrazione vera e propria, che sarà facilitata dal lavoro precedente.
I tiralatte elettrici sono costituiti da un piccolo motore che crea una pressione inversa: in pratica la stessa cosa di quando riponiamo i piumoni in quei sacchettoni spessi di plastica, hai presente? Li mettiamo sottovuoto. Ecco, la bocca del bambino fa la stessa cosa: non succhia, ma crea il vuoto e perciò il latte esce dal capezzolo per “depressione”, cioè per una differenza di pressione. Tutti i tiralatte funzionano così, da quelli manuali a quelli elettrici. Tutta la differenza sta nella potenza del motore e quindi nella depressione che si crea, che naturalmente deve essere forte ma non tanto da farti male.
I tiralatte migliori saranno quelli che, a fronte di un meccanismo di stimolazione ottimale, avranno anche la giusta potenza per far uscire il latte in modo efficace e veloce… proprio come farebbe il tuo bambino!